Pagina iniziale | Navigazione |
Google

Guerra del Vietnam

La Guerra del Vietnam venne combattuta tra il 1964 e il 1975 sul territorio dell Vietnam del Sud e delle aree confinanti di Cambogia e Laos (vedi anche, Guerra Segreta),e in missioni di bombardamento (Operazione Rolling Thunder) sul Vietnam del Nord. Una parte delle forze in conflitto era la coalizione di forze composta da Vietnam del Sud, Stati Uniti, Corea del Sud, Tailandia, Australia, Nuova Zelanda, e Filippine. Dall'altra parte c'era la coalizione formata da Vietnam del Nord e Fronte di Liberazione Nazionale del Vietnam (FLN) conosciuto anche come Viet Cong, un movimento di guerriglia Sudvietnamita. L'Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese fornirono aiuti militari a Vietnam del Nord e FLN, ma non presero parte alla guerra con le loro truppe. La guerra fece parte di un più ampio conflitto regionale che coinvolse le nazioni confinanti di Cambogia e Laos, conosciuto come Seconda Guerra Indocinese. In Vietnam, questo conflitto è conosciuto come Guerra Americana (in vietnamita Chiến Tranh Chống Mỹ Cứu Nước, letteralmente Guerra contro gli americani per salvare la nazione).

E' disponibile una Cronologia della guerra del Vietnam.

Table of contents
1 Origini della guerra
2 Combattenti nella guerra
3 Stato legale: "Guerra" o "Conflitto"
4 Escalation statunitense fino al 1964
5 Opposizione alla guerra
6 Vietnamizzazione
7 La fine della guerra
8 Vittime
9 Analisi dell'impatto sugli Stati Uniti
10 Elenchi
11 Articoli correlati
12 Ulteriori letture

Origini della guerra

La guerra del Vietnam fu per molti versi la diretta succeditrice della Guerra d'Indocina, talvolta indicata come Prima guerra d'Indocina, nella quale i francesi combatterono, con il supporto logistico e finanziario degli Stati Uniti, per riprendere il controllo della loro ex-colonia in Indocina. Durante la seconda guerra mondiale, la Francia di Vichy aveva collaborato con le forze di occupazione giapponesi. Il Vietnam era sotto effettivo controllo giapponese, cosi come sotto un controllo amministrativo de facto del Giappone, anche se i francesi di Vichy continuarono a servire come amministratori ufficiali. Dopo la resa giapponese, i francesi combatterono per riprendere il controllo della loro ex-colonia, contro il movimento indipendentista dei Viet Minh, guidato dal leader del Partito Comunista Ho Chi Minh. Dopo che i Viet Minh sconfissero l'esercito coloniale francese nella Battaglia di Dien Bien Phu nel 1954, alla colonia venne garantita l'indipendenza.

In base alla successiva Conferenza di Ginevra, il Vietnam venne partizionato, apparentemente in modo temporaneo, in una zona nord e una zona sud. La prima sarebbe stata governata da Ho Chi Minh, mentre l'altra sarebbe stata sotto il controllo dell'imperatore Bao Dai. Nel 1955 la monarchia sudvietnamita venne abolita e il Primo Ministro Ngo Dinh Diem divenne Presidente della nuova Repubblica del Vietnam del Sud.


Il Presidente nordvietnamita e capo del Partito Comunista, Ho Chi Minh.

Gli accordi di Ginevra specificarono che delle elezioni per unificare la nazione, sarebbero state programmate per essere svolte nel giugno 1956, ma tali elezioni non vennero mai tenute. Il governo della Repubblica Sudvietnamita (RVN), del Presidente Diem, con l'appoggio degli USA sotto l'amministrazione Eisenhower, vide il Sud-est Asiatico come un altro campo di battaglia della Guerra Fredda e quindi non aveva interesse a tenere elezioni democratiche che avrebbero portato l'influenza comunista nel governo del Sud. Questo era particolarmente vero, dopo che il Nord implementò un massiccio programma di riforma agraria, che distribuì la terra ai contadini poveri, con un ovvia conseguenza sull'elettorato del Sud. Il Presidente Eisenhower annotò nelle sue memorie che se si fosse tenuta un elezione su base nazionale, i comunisti avrebbero vinto. In aggiunta si disse che i comunisti probabilmente non avrebbero permesso elezioni libere nella loro parte di Vietnam. Indipendentemente da ciò, né gli USA né i due Vietnam avevano firmato la clausa elettorale dell'accordo. Inizialmente, sembrò che un Vietnam diviso sarebbe diventato la norma, con una natura simile a quella della Corea partizionata, creata anni prima.

L'FLN (o Viet Cong) guidò l'insurrezione popolare contro il corrotto governo Sudvietnamita. (L'RVN e gli USA si riferivano all'FLN come Viet Cong, abbreviazione di Viet Nam Cong San, ovvero "Comunisti Vietnamiti". L'FLN non usò mai questo nome). Per salvare l'inefficente e corrotto RVN, gli Stati Uniti iniziarono ad inviare consiglieri militari. Il Vietnam del Nord, che era appoggiato da Unione Sovietica e Repubblica Popolare Cinese, appoggiò a sua volta l'FLN con armi e rifornimenti, consiglieri, e unità regolari dell'Esercito del Vietnam del Nord, che furono trasportati attraverso una estesa rete di strade e sentieri, attraverso il neutrale Laos, che divenne nota come il Sentiero di Ho Chi Minh.

Combattenti nella guerra

Anche se la guerra venne dipinta come lo sforzo di una coalizione, la gran parte degli stati coinvolti a fianco del Vietnam del Sud mandarono pro forma, un contingente simbolico, per onorare gli obblighi con gli Stati Uniti, previsti dai patti di mutua difesa come quelli della SEATO.

Nei combattimenti principali c'erano, a seconda dei punti di vista, da due a quattro principali organizzazioni combattenti; le quattro erano: le forze armate statunitensi; l'esercito della Repubblica del Vietnam (ARVN — i Sudvietnamiti); i Viet Cong, un gruppo di guerriglieri sudvietnamiti; e l'esercito popolare del Vietnam (PAVN — i nordvietnamiti).

Le discussioni su quali di questi quattro fossero gli effettivi combattenti furono uno dei punti di interesse politico della guerra. Gli Stati Uniti cercarono di ritrarre la guerra come una tra i difensori dell'ARVN, aiutati dagli USA, contro le forze del PAVN, considerando quindi i Viet Cong come dei burattini o un esercito ombra e la guerra come la difesa dei Sudvietnamiti contro un aggressione del Nord.

I Nordvietnamiti ritrassero il conflitto come uno scontro tra i Sudvietnamiti dell'FLN contro gli Stati Uniti e i loro alleati. Questa visione considerava l'ARNV come un burattino degli USA.

Queste dichiarazioni propagandistiche in contrasto vennero sfruttate nei primi colloqui di pace, nei quali il dibattito ruotava attorno alla "forma del tavolo delle trattative", nel quale ognuna delle parti cercava di dipingere se stessa come due entità distinte opposte a una singola entità, ignorandone i "burattini".

Stato legale: "Guerra" o "Conflitto"

Anche se oggi viene universalmente descritta come la Guerra del Vietnam, all'epoca veniva indicata come il conflitto del Vietnam. Ciò rifletteva il concetto che, non essendo stata dichiarata, quella guerra era un'azione di minore o differente natura, continuando la tendenza del dopoguerra di proiettare il termine guerra in un nuovo contesto, come nella Guerra di Corea, che venne definita come una: azione di polizia sotto gli auspici delle Nazioni Unite.

Le Leggi di guerra terrestre, l'insieme di trattati espressi dalla tradizione e dalla pratica, incluse le varie Convenzioni di Ginevra e Convenzioni dell'Aia, richiedono che le ostilità non possano cominciare senza una Dichiarazione di guerra.

Le Potenze contraenti riconoscono che le ostilità fra esse non devono cominciare senza un avvertimento preliminare e non equivoco, che avrà sia la forma d’una dichiarazione di guerra motivata, sia quella di un ultimatum con dichiarazione di guerra condizionale. (Convenzione dell'Aia III, articolo 1, 18 ottobre 1907)

La Costituzione degli Stati Uniti specifica il potere di dichiarare guerra:
''Il Congresso avrà facoltà di: [...] Di dichiarare la guerra, di concedere permessi di preda e rappresaglia, e di stabilire norme relative alle prede in terra e in mare.

Nessuna dichiarazione venne richiesta o concessa dal Congresso, il Presidente Johnson si affidò al suo ruolo di Comandante in Capo delle Forze Armate e alla Risoluzione del Golfo del Tonchino come giustificazione per l'intensificazione del conflitto.

I sostenitori della guerra affermarono che il conflitto era poco meno di una guerra formale, che gli USA stavano assistendo nella difesa un alleato in deciso pericolo, e che la mancanza di una dichiarazione era una pura formalità. Gli oppositori dissero che, in aggiunta ad altre considerazioni, la mancanza di una dichiarazione rendeva quella del Vietnam una guerra illegale. Questa questione avrebbe dovuto ragionevolmente essere risolta dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, ma nessun caso venne mai portato all'attenzione della corte.

Escalation statunitense fino al 1964

Caduti Viet Cong
Il coinvolgimento degli USA nella guerra fu un processo graduale, con personale militare che arrivò già nel 1950. Il coinvolgimento militare incrementò lungo il corso degli anni e sotto successivi presidenti, sia Democratici che Repubblicani (Eisenhower, Kennedy, Johnson, e
Nixon), nonostante gli avvertimenti del comando militare statunitense contro una grossa guerra di terra in Asia. Non ci fu mai una dichiarazione formale di guerra, ma ci furono una serie di decisioni presidenziali che incrementarono il numero di "consiglieri militari" nella regione.

Nella campagna per la presidenza del 1960, la percepita minaccia sovietica e l'erosione della posizione statunitense a livello mondiale furono una questione prominente e Kennedy ne fece uno dei principali argomenti della campagna. Le Carte del Pentagono (Capitolo I, "Impegni e programmi di Kennedy, 1961"), elaborano questo punto:

Un ulteriore elemento del problema sovietico influì direttamente sul Vietnam. La nuova amministrazione, anche prima di entrare in carica, era inclinata a credere che una guerra non convenzionale avrebbe probabilmente avuto enormemente importanza negli anni '60. Nel gennaio, Khrushchev assecondò quella visione con il suo discorso che prometteva il supporto sovietico alle "guerre di liberazione nazionale". Il Vietnam fu il luogo dove questa guerra si stava effettivamente svolgendo. In effetti, da quando la guerra in Laos si era mossa ben oltre la fase insurrezionale, il Vietnam era l'unico posto del mondo dove l'amministrazione affrontò un ben sviluppato sforzo comunista per far cadere un governo filo-occidentale, con un'insurrezione filo-comunista aiutata dall'esterno.

Noam Chomsky sostiene che Kennedy ordinò all'Aviazione USA di iniziare a bombardare il Vietman del Sud già nel 1962, usando insegne sudvietnamite, per mascherare il coinvolgimento statunitense. Egli inoltre accusò Kennedy di aver autorizzato l'uso del napalm, assieme ad altri programmi di distruzione delle coltivazioni, sempre in quella data, piuttosto che in una fase successiva della guerra. La visione tradizionale sostiene che "il reale e aumentato coinvolgimento statunitense nella Guerra del Vietnam", non avvenne fino al 1964.

Il programma di operazioni coperte del GVN (Sudvietnamiti), secondo le fonti tradizionali, venne progettato per imporre una "pressione progressiva e crescente" sul Nord, e iniziò su una scala piccola e sostanzialmente inefficace nel febbraio 1964. Il ruolo attivo degli USA nelle poche operazioni coperte che vennero portate avanti, fu essenzialmente limitato alla pianificazione, equipaggiamento ed addestramento delle forze del GVN coinvolte, ma le responsabilità degli USA per aver lanciato e condotto queste attività fu inequivoco e portò con se una implicita, simbolica e psicologica intensificazione dell'impegno statunitense.

Il Vietnam del Sud e Kennedy

Gli sforzi dell'amministrazione Kennedy per contenere il vietnam del Nord avvennero simultaneamente agli sforzi di modernizzare il regime del Sud. Kennedy era fortemente convinto che il Vietnam del Sud fosse una nazione stabile e democratica, e screditò ampiamente il Nord e la sua retorica comunista. L'aiuto al Sud venne spesso concesso a condizione che il governo intraprendesse determinate riforme politiche. Ben presto, i consiglieri del governo statunitense giocarono un ruolo determinente in ogni livello del governo Sudvietnamita. Il Presidente del Vietnam del Sud, Ngo Dinh Diem, ebbe poco tempo per queste riforme, e fu abbastanza poco cooperativo. Spesso attuò pro forma queste riforme prescritte dagli USA, in un modo molto superficiale che finì per essere abbastanza imbarazzante per gli Stati Uniti. Ad esempio, quando corse per le elezioni, venne permesso solo un candidato dell'opposizione, e ci furono diffuse accuse di brogli elettorali. Diem non credeva che le idee statunitensi di democrazia fossero applicabili al suo governo, in quanto la nazione era ancora giovane e instabile. Kennedy venne accusato di essere eccessivamente naif e utopico nel suo convincimento che i valori americani potessero essere importati istantaneamente in un'altro paese, indipendentemente dalla sua cultura o storia.

Alla fine, l'amministrazione Kennedy venne sempre più frustrata da Diem. In un incidente imbarazzante che venne ampiamente riportato dalla stampa statunitense, le forze di Diem scatenarono una violenta repressione contro i monaci buddisti. Poiché il Vietnam del Sud era una nazione prevalentemente buddista, e Diem e gran parte della classe dirigente era cattolica, questa azione venne vista come un ulteriore prova che Diem aveva perso completamente il contatto con il suo popolo. Dagli Stati Uniti vennero inviati messaggi ai generali sudvietnamiti, che li incoraggiavano ad agire contro gli eccessi di Diem. Anche se c'è dibattito sul fatto che questa fosse o meno l'intenzione di Kennedy, l'esercito sudvietnaminta interpretò questi messaggi come una chiamata alle armi e inscenò un violento colpo di stato, rovesciando e uccidendo Diem il 1 novembre 1963.

Lontana dall'unire la nazione sotto la nuova leadership, la morte di Diem rese il Sud ancor più instabile. I nuovi governanti militari erano molto poco esperti nelle questioni politiche, e non furono in grado di fornire la forte autorità centrale del governo di Diem. Colpi e contro-colpi piagarono la nazione, il che, in cambio, funse da grande ispirazione agli sforzi del Nord.

Tre settimane dopo la morte di Diem, Kennedy stesso venne assassinato e il Vice Presidente Lyndon B. Johnson venne improvvisamente spinto a interpretare il ruolo principale della guerra. L'appena insediato Presidente Johnson confermò, il 24 novembre 1963, che gli Stati Uniti intendevano continuare ad appoggiare il Vietnam del Sud, militarmente ed economicamente.

Il Golfo del Tonchino e Johnson

Johnson alzò il livello del coinvolgimento statunitense il 27 luglio 1964, quando altri 5.000 consiglieri militari vennero inviati nel Vietnam del Sud, il che portò il numero totale di forze statunitensi in Vietnam a 21.000.

Il 31 luglio 1964 l'incrociatore americano USS Maddox riprese una missione di ricognizione nel Golfo del Tonchino, che era stata sospesa per sei mesi. Lo scopo della missione era di provocare una reazione da parte delle forze della difesa costiera nordvietnamita, da usare come pretesto per una guerra più ampia. Rispondendo ad un presunto attacco, e con l'aiuto della vicina portaerei USS Ticonderoga, la Maddox distrusse una torpediniera nordvietnamita e ne danneggiò altre due. La Maddox soffrì solo un danno superficiale causato da un singolo proiettile di mitragliatrice da 14,5 mm e si ritirò nelle acque del Vietnam del Sud, dove venne raggiunta dalla USS C. Turner Joy.

I Presidenti americani Kennedy e Johnson

Il 3 agosto, il GVN attaccò nuovamente il Vietnam del Nord; l'estuario del fiume Rhon e l'installazione radar di Vinh Sonh furono bombardate con il favore del buio.

Il 4 agosto, venne iniziato un nuovo pattugliamento DESOTO sul Vietnam del Nord, con la Maddox e la C. Turner Joy. Quest'ultima ricevette dei segnali radar che vennero in seguito dichiarati come un'altro attacco dei nordvietnamiti. Per circa due ore le navi fecero fuoco su bersagli radar e manovrarono vigorosamente in mezzo ad avvistamenti radar e visuali di siluri. In seguito il Capitano John J. Herrick ammise che non si trattò d'altro che di un "addetto radar troppo attento" che "stava udendo il battito dei propulsori della nave stessa".

Il Senato statunitense approvò quindi la Risoluzione del Golfo del Tonchino, il 7 agosto 1964, che diede un ampio supporto al Presidente Johnson per aumentare il coinvolgimento statunitense nella guerra "come il Presidente riterrà opportuno". In un messaggio televisivo Johnson sostenne che "la sfida che stiamo affrontando oggi, nel sud-est asiatico , è la stessa che affrontammo con coraggio in Grecia e Turchia, a Berlino e in Corea, in Libano e a Cuba", una lettura pericolosamente errata delle questioni politiche del conflitto vietnamita. I membri del Consiglio di Sicurezza Nazionale, compreso Robert McNamara, Dean Rusk, e Maxwell Taylor concordarono il 28 novembre 1964 di raccomandare che il Presidente Johnson adottasse un piano per una escalation in due fasi del bombardamento del Vietnam del Nord.

L'8 marzo 1965, 3.500 US Marines divennero la prima forza combattente americana a sbarcare nel Vietnam del Sud, aggiungendosi ai 25.000 consiglieri militari statunitensi che erano già sul posto. Anche la guerra aerea crebbe d'intensità; il 24 luglio 1965, quattro F-4C Phantom di scorta a un incursione di bombardamento a Kang Chi vennero fatti bersaglio di missili antiaerei, nel primo attacco di questo tipo contro aeroplani americani nel corso della guerra. Un aereo venne abbattuto e gli altri tre furono danneggiati. Quattro giorni dopo Johnson annunciò un altro ordine per incrementare le truppe statunitensi in Vietnam da 75.000 a 125.000. Il giorno dopo, 29 luglio, i primi 4.000 paracadutisti della 101a divisione aviotrasportata USA arrivarono in Vietnam, atterrando a Cam Ranh Bay.

Quindi il 18 agosto 1965, iniziò l'Operazione Starlite, come la prima grossa battaglia di terra della guerra, quando 5.500 Marines distrussero una roccaforte Viet Cong sulla penisola di Van Tuong, nella Provincia di Quang Ngai. I Marines ricevettero una soffiata da un disertore Viet Cong che disse che era progettato un attacco contro la base statunitense di Chu Lai. L'NVA apprese dalla loro sconfitta e cercò da allora in poi, di evitare i combattimenti nello stile degli statunitensi.

Il Pentagono disse al Presidente Johnson il 27 novembre 1965 che, se le principali operazioni pianificate per neutralizzare le forze Viet Cong durante l'anno seguente volevano avere successo, il numero di truppe americane necessarie in Vietnam doveva essere aumentato da 120.000 a 400.000. Per la fine del 1965 184.000 soldati americani si trovavano in Vetnam. Nel febbraio 1966 ci fu una riunione tra il comandante della missione USA, capo del Comando Assistenza Militare Vietnam (MACV), il Generale William Westmoreland e Johnson a Honolulu. Westmoreland sostenne che la presenza statunitense aveva prevenuto una sconfitta ma che erano necessarie più truppe per poter passare all'offensiva, egli sostenne che un aumento immediato poteva portare a raggiungere il "punto di svolta" nelle perdite di Viet Cong e NVA per gli inizi del 1967. Johnson autorizzò un incremento delle truppe a 429.000 unità per l'agosto 1966.

Il 12 ottobre 1967 Il Segretario di Stato statunitense Dean Rusk dichiarò, nel corso di una conferenza stampa, che le proposte del Congresso degli Stati Uniti per un'iniziativa di pace erano futili, a causa dell'opposizione Nordvietnamita. Johnson tenne quindi una riunione segreta, con un gruppo dei più prestigiosi uomini della nazione ("I Saggi"), il 2 novembre, e chiese loro di suggerire dei modi per riunire il popolo americano attorno allo sforzo bellico. Questi conclusero che al popolo americano andavano forniti rapporti più ottimistici sul progredire della guerra. Quindi, basandosi sui rapporti che gli vennero consegnati il 13 novembre, Johnson disse alla nazione, il 17 novembre, che mentre molto rimaneva da fare, "stiamo infliggendo perdite più grosse di quelle che subiamo...Stiamo facendo progressi". Facendo seguito a questa dichiarazione, il Generale William Westmoreland, il 21 novembre disse ai cronisti: "Io sono assolutamente certo che dove il nemico nel 1965 stava vincendo, oggi sta certamente perdendo". Due mesi dopo, l'Offensiva del Tet fece rimpiangere ad entrambi le loro parole.

Forze statunitensi bombardano posizioni Viet Cong nel 1965
Il continuo incremento del coinvolgimento militare americano avvenne mentre l'amministrazione Johnson e Westmoreland assicuravano ripetutamente il pubblico americano che il successivo incremento di truppe avrebbe portato alla vittoria. La fede dell'opinione pubblica nella "luce alla fine del tunnel" venne però frantumata, il 30 gennaio 1968, quando il nemico, apparentemente sull'orlo del collasso, inscenò l'Offensiva del Tet (che prendeva il nome dal Tet Nguyen Dan, l'anno nuovo lunare, che è la più importante festività vietnamita) nel Vietnam del Sud. Durante l'offensiva, quasi tutte le città principali de Vietnam del Sud vennero attaccate. Anche se nessuna di queste offensive conseguì degli obbiettivi militari, la sorprendente capacità di un nemico ormai dato per spacciato, di riuscire semplicemente a lanciare una tale offensiva, convinse molti americani che la vittoria era impossibile. Ci fu un crescente sentimento, tra gli americani, che il governo stesse fuorviando il popolo su una guerra priva di un chiaro inizio e di una fine. Quando il Generale Westmoreland richiese un ulteriore invio di truppe in Vietnam, Clark Clifford, un membro del gabinetto di Johnson, si schierò contro la guerra.

Dovendo fronteggiare una scarsità di truppe, il 14 ottobre 1968 il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti annunciò che l'Esercito Statunitense e i Marines, avrebbero rimandato circa 24.000 uomini in Vietnam, per un secondo periodo non volontario. Due settimane più tardi, il 31 ottobre, citando i progressi nei colloqui di pace di Parigi, il Presidente Johnson annunciò alla sua nazione che aveva ordinato una completa cessazione di "tutti i bombardamenti aerei, navali e di artiglieria sul Vietnam del Nord", effettivo dal 1 novembre. I colloqui di pace alla fine si interruppero, e un anno dopo, il 3 novembre 1969, il Presidente Richard M. Nixon si rivolse alla nazione in una trasmissione radio-televisiva, chiedendo alla "maggioranza silenziosa" di unirsi a lui in solidarietà con lo sforzo bellico in Vietnam e per appoggiare la sua politica.

La credibilità del governo soffrì, quando il New York Times, e successivamente il Washington Post e altri quotidiani, pubblicarono le Carte del Pentagono. Si trattava di uno studio storico segreto sulla guerra, commissionato dal Pentagono, che mostrava come il governo stesse fuorviando l'opinone pubblica statunitense, compreso il supporto segreto alla Francia nella prima guerra in Vietnam.

Opposizione alla guerra

Un'opposizione alla guerra su piccola scala iniziò nel 1964 nei campus delle università. Ciò avvenne durante un periodo senza precedenti di attivismo politico studentesco di sinistra, e con l'arrivo all'età dell'università, della numerosa generazione dei cosidetti "Baby Boomers". La crescente opposizione alla guerra è attribuibile in parte al più ampio accesso alle informazioni sul conflitto, disponibile agli americani in età universitaria, se confrontato con quello delle generazioni precedenti, soprattutto grazie all'estesa copertura televisiva.

Migliaia di giovani americani scelsero l'auto-esilio in Canada o in Svezia, piuttosto che rischiare la coscrizione. A quel tempo, solo una frazione di tutti gli uomini in età di leva venivano effettivamente chiamati alle armi; gli uffici del sistema di reclutamento, in ogni località, avavano ampia discrezionalità su chi arruolare e chi dispensare, in quanto non c'erano delle linee guida chiare per l'esonero. Le accuse di ingiustizia portarono all'istituzione di una "lotteria di leva" per l'anno 1970, nella quale, il giorno di nascita di un ragazzo, determinava il rischio relativo di essere arruolato.

Allo scopo di guadagnarsi l'esenzione o il rinvio, molti ragazzi ottennero un rinvio studentesco frequentando l'università, anche se ci dovevano rimanere fino al compimento del 26° compleanno, per essere sicuri di evitare l'arruolamento. Alcuni si sposarono, il che rimase motivo di esenzione per tutto il corso della guerra. Altri trovarono dei dottori accondiscendenti che sostenevano le basi mediche per una esenzione "4F" (inadeguatezza mentale), anche se i medici dell'esercito potevano dare, e davano, un loro giudizio. Altri ancora si unirono alla Guardia Nazionale o entrarono nei Corpi della Pace, come sistema per evitare il Vietnam. Tutte queste questioni sollevarono preoccupazioni sull'imparzialità con cui le persone venivano scelte per un servizio non volontario, in quanto toccava spesso ai poveri o a quelli che non avevano appoggi, di essere arruolati. Ironicamente, alla luce delle moderne questioni politiche, un'esenzione certa veniva data da una convincente dichiarazione di omosessualità, ma in pochi tentarono questa strada, a causa dell'etichettatura che tale dichiarazione comportava.

Gli arruolati stessi iniziarono a protestare, quando il 15 ottobre 1965, l'organizzazione studentesca "Comitato di coordinamento nazionale per la fine della guerra in Vietnam", inscenò la prima manifestazione pubblica negli USA, in cui vennero bruciate le cartoline di leva. La prima "lotteria di leva" negli USA, dalla seconda guerra mondiale, si tenne il 1 dicembre 1969 e fu accolta da grandi proteste e controversie; l'analisi statistica indicò che la metodologia di estrazione svantaggiava involontariamente i ragazzi nati verso la fine dell'anno. [1] La questione venne trattata estesamente in un articolo del New York Times del 4 gennaio 1970 intitolato: "Gli statistici accusano che la lotteria di leva non è casuale".

Molti di quelli che non ricevettero mai un rinvio o un'esenzione, non prestarono servizio. Questo semplicemente perché il parco degli eleggibili era enorme, se comparato al numero di persone richieste per il servizio, e gli uffici di leva non si ponevano il problema di arruolarli o perchè era disponibile una nuova annata di leva (fino al 1969) o perché avevano un numero della lotteria troppo alto (dal 1970 in poi).

La popolazione statunitense si polarizzò attorno alla guerra. Molti sostenitori della guerra ritenevano corretta quella che era conosciuta come la "Teoria del domino", la quale sosteneva che se il Vietnam del Sud cedeva alla guerriglia comunista, altre nazioni, principalmente nel Sud-est Asiatico, sarebbero cadute in rapida successione, come pezzi del domino appunto. I militari critici verso la guerra puntualizzarono che il conflitto era politico e che la missione militare mancava di obbiettivi chiari. I critici civili argomentarono che il governo del Vietnam del Sud mancava di legittimazione politica, o che il supporto alla guerra era immorale. George Ball, sottosegretario di stato del Presidente Johnson, fu una delle voci solitarie dell'amministrazione, ammonendo contro la guerra in Vietnam.

Le agghiaccianti immagini di due attivisti pacifisti che si diedero fuoco nel novembre 1965, fornirono un simbolo di quanto fortemente alcune persone ritenessero che la guerra era immorale. Il 2 novembre il 32-enne Quacchero, Norman Morrison si diede fuoco davanti al Pentagono e il 9 novembre il 22-enne cattolico Roger Allen LaPorte fece lo stesso davanti al palazzo delle Nazioni Unite. Entrambe le proteste erano consapevoli imitazioni di proteste simili condotte in precedenza da monaci buddisti nel Vietnam del Sud.

Il crescente movimento pacifista allarmò molti all'interno del governo statunitense. Il 16 agosto 1966 il Comitato della Camera sulle Attività Antiamericane iniziò le indagini sugli americani che erano sospettati di aiutare i Viet Cong, con l'intenzione di introdurre una legislazione che rendesse queste attività illegali. I dimostranti pacifisti interruppero l'incontro e in 50 vennero arrestati.

Nguyen Ngoc Loan giustizia un ufficale Viet Cong
Il 1 febbraio 1968, un sospetto ufficiale Viet Cong venne giustiziato sommariamente da Nguyen Ngoc Loan, un capo della polizia nazionale sudvietnamita. Loan sparo in testa al sospettato, sulla pubblica piazza, davanti a dei giornalisti. L'esecuzione venne filmata e fotografata e fornì un altra immagine simbolo che aiutò a far spostare l'opinione pubblica statunitense contro la guerra.

Il 15 ottobre 1969, centinaia di migliaia di persone presero parte alla dimostrazione pacifista a livello nazionale detta "National Moratorium".

Gli USA realizzarono che il governo sudvietnamita necessitava di una solida base di supporto popolare, se voleva sopravvivere all'insurrezione. Allo scopo di ottenere questo obiettivo di "vincere i cuori e le menti" dei vietnamiti, unità dell'esercito statunitense, indicate come unità per gli "Affari Civili", vennero utilizzate estensivamente, per la prima volta dalla seconda guerra mondiale.

Queste unità, pur rimanendo armate e sotto diretto controllo militare, si impegnarono in quella che venne definita la "costruzione di una nazione": costruendo (o ricostruendo) scuole, edifici pubblici, strade e altre infrastrutture fisiche; conducendo programmi medici per i civili che non avevano accesso alle strutture mediche; facilitando la cooperazione tra i vari leader civili locali; conducendo corsi di formazione per i civili e attività simili.

Questa politica del cercare di vincere i "cuori e le menti" del popolo vietnamita, comunque, si scontrò spesso con altri aspetti della guerra che servirono ad inimicarsi molti civili. Questi comprendevano l'enfasi sulla "conta dei corpi", come mezzo per misurare il successo militare sul campo di battaglia, il bombardamento di villaggi (simboleggiato dalla famosa frase del giornalista Peter Arnett, "fu necessario distruggere il villaggio, allo scopo di salvarlo"), e l'uccisione di civili in incidenti come il Massacro di My Lai. Nel 1974 il documentario "Hearts and Minds" ("cuori e menti") affrontò questi problemi, e vinse un Premio Oscar al miglior documentario tra notevoli controversie. Anche il governo sudvietnamita si inimicò molti cittadini con la soppressione delle opposizioni politiche, attraverso misure come la detenzione di molti prigionieri politici, e il tenere elezioni presidenziali con un solo candidato nel 1971.

Nonostante le notizie sempre più deprimenti sulla guerra, molti americani continuarono ad appoggiare gli sforzi del Presidente Johnson. A parte la teoria del domino, precedentemente menzionata, era diffuso il sentimento che impedire una conquista del governo filo-occidentale sudvietnaminta, da parte dei comunisti, fosse un obbiettivo nobile. Molti americani erano anche preccupati di "salvare la faccia" in caso di un disimpegno dalla guerra o, come venne successivamente detto da Nixon, "ottenere la pace con onore".

Comunque anche i sentimenti contro la guerra iniziarono a crescere. Molti americani si opposero alla guerra per questioni morali, vedendola come un conflitto distruttivo contro l'indipendenza vietnamita, o come un intervento in una guerra civile straniera; altri la opposero perché sentivano che mancava di obbiettivi chiari e appariva come non vincibile. Alcuni attivisti pacifisti erano essi stessi veterani del Vietnam, come evidenziato dall'organizzazione Veterani del Vietnam Contro la Guerra.

Molti degli oppositori alla Guerra del Vietnam erano visti all'epoca, e sono visti tuttora, più come sostenitori dei vietnamiti che come contrari alla guerra; il più famoso di questi fu l'attrice Jane Fonda. Molti dei contestatori vennero accusati di "sputare sui soldati del Vietnam" dopo il loro ritorno; comunque, la validità di queste accuse è obiettabile.

Nel 1968, Lyndon Johnson iniziò la sua campagna di rielezione. Un membro del suo stesso partito, Eugene McCarthy, corse contro di lui per la candidatura, con una piattaforma contro la guerra. McCarthy non vinse le iniziali elezioni primarie nel New Hampshire, ma fece sorprendentemente bene contro il Presidente in carica. Il colpo che ne risultò per la campagna di Johnson, preso assieme ad altri fattori, portò il Presidente, in un discorso televisivo del 31 marzo, ad annunciare il suo ritiro dalla corsa elettorale. Sempre nello stesso discorso annunciò anche l'avvio dei colloqui di pace di Parigi con il Vietnam. Quindi, il 4 agosto 1969, il rappresentante statunitense Henry Kissinger e quello nordvietnamita Xuan Thuy iniziarono dei negoziati segreti di pace, nell'appartamento parigino dell'intermediario francese Jean Sainteny. I negoziati comunque fallirono.

Afferrando l'opportunità creata dall'abbandono di Johnson, Robert Kennedy entrò in scena concorrendo alla candidatura, anch'egli con una piattaforma pacifista. Il vice di Johnson, Hubert Humphrey, si candidò invece promettendo di continuare l'appoggio al governo del Vietnam del Sud.

Kennedy venne assassinato in quella stessa estate, ed Eugene McCarthy non fu in grado di vincere il supporto di cui Humphrey godeva, all'interno dell'elite del partito. Humphrey vinse la candidatura e corse contro Richard Nixon nell'elezione generale. Durante la campagna, si disse che Nixon avesse sostenuto di conoscere un piano segreto per porre fine alla guerra; questo fatto non avvenne mai. Si pensò che ciò fosse accaduto perché, a un certo punto, il suo avversario per la candidatura repubblicana, Gov. George Romney del Michigan, gli chiese: "Dov'è il tuo piano segreto?"

L'opposizione alla guerra del Vietnam in Australia si svolse su linee simili a quelle degli USA, in particolare con l'opposizione alla coscrizione. Mentre il disimpegno australiano iniziò nel 1970 sotto John Gorton, non fu fino all'elezione di Gough Whitlam, nel 1972, che l'arruolamento di leva ebbe fine.

Dimostrazione contro la guerra in Vietnam

Vietnamizzazione

Nixon venne eletto Presidente ed iniziò la sua politica di lento disimpegno dalla guerra. Lo scopo era quello di rafforzare gradualmente l'esercito sudvietnamita, di modo che potesse combattere la guerra da solo. Questa politica divenne la chiave di volta della cosidetta "Dottrina Nixon", che applicata al Vietnam venne chiamata "Vietnamizzazione". L'obbiettivo dichiarato della Vietnamizzazione era di mettere l'esercito sudvietnamita in grado di reggere sempre più, contro l'FLN e l'esercito nordvietnamita; l'obbiettivo non dichiarato era che il fardello principale dei combattimenti sarebbe ritornato alle truppe dell'ARVN, diminuendo quindi l'opposizione interna alla guerra, da parte dei cittadini statunitensi.

Durante questo periodo, gli USA condussero un graduale ritiro delle truppe dal Vietnam. Nixon continuò a usare la forza aerea per bombardare il nemico, e i soldati americani continuarono a morire in combattimento. In fin dei conti durante la presidenza di Nixon, morirono più soldati americani e vennero sganciate più bombe, che durante quella di Johnson.

Durante l'amministrazione Nixon, vennero comunque fatti molti significativi passi avanti nella guerra. Uno di particolare importanza fu l'indebolimento del supporto che l'esercito nordvietnamita riceveva da Unione Sovietica e Cina. Uno degli scopi principali della politica estera di Nixon fu quello di aprire una breccia nelle relazioni tra le due nazioni, creando un nuovo spirito di cooperazione. Sotto molti aspetti lo scopo venne raggiunto. Cina e URSS erano stati i principali sostenitori dell'esercito del Vietnam del Nord, grazie a un abbondante supporto militare e finanziario. Il desiderio di entrambe le nazioni di migliorare le loro relazioni con gli USA, di fronte a una sempre maggiore divisione nell'alleanza inter-comunista, portò alla riduzione del loro aiuto ai nordvietnamiti.

La moralità della condotta di guerra statunitense continuò ad essere un problema anche sotto la presidenza Nixon. Nel 1969, venne alla luce che il Tenente William Calley, un capo plotone in Vietnam, aveva guidato un massacro di civili vietnamiti (compresi bambini) a My Lai un anno prima. Il massacro venne fermato solo dopo che l'equipaggio di un elicottero americano notò la carneficina e intervenne per impedire ai suoi commilitoni di uccidere altre persone. Anche se molti rimasero sconvolti dall'uccisione in massa di My Lai, Calley fu condannato a una pena leggera dopo il suo processo davanti alla corte marziale nel 1970, e venne in seguito graziato da Nixon.

Nel 1970, Nixon ordinò un'incursione militare in Cambogia allo scopo di distruggere i santuari dell'FLN lungo il confine con il Vietnam del Sud. Questa azione sollecitò ulteriori proteste nei campus delle università americane. Diversi studenti vennero uccisi dai soldati della Guardia Nazionale durante una manifestazione alla Kent State University.

Un effetto dell'incursione fu quello di spingere le forze comuniste più in profondità nella Cambogia, il che destabilizzò la nazione e potrebbe aver incoraggiato la sollevazione dei Khmer Rossi, che presero il potere nel 1975. Lo scopo degli attacchi, comunque, era di riportare i negoziatori nordvietnamiti al tavolo delle trattative, con più flessibilità nelle loro richieste che il governo sudvietnamita venisse rovesciato come parte dell'accordo. Si è anche presunto che le perdite americane e sudvietnamite vennero ridotte dalla distruzione dei rifornimenti militari che i comunisti conservavano in Cambogia.

In uno sforzo di alleviare il crescente malcontento sulla guerra, Nixon annunciò, il 12 ottobre 1970 che gli Stati Uniti avrebbero ritirato altri 40.000 uomini prima di Natale. Alla fine dello stesso mese, il 30 ottobre, il peggior monsone degli ultimi sei anni colpì il Vietnam, causando vaste inondazioni, facendo 293 vittime e lasciando senza tetto 200.000 persone, oltre a fermare virtualmente la guerra.

Appoggiati dall'aviazione e dall'artiglieria statunitense, le truppe sudvietnamite invasero il Laos il 13 febbraio 1971. Il 18 agosto dello stesso anno, Australia e Nuova Zelanda decisero di ritirare le loro truppe dal Vietnam. Il numero totale di truppe americane nel Vietnam scese a 196.700 il 29 ottobre 1971, il livello più basso dal gennaio 1966. Il 12 novembre 1971, Nixon fissò il 1 febbraio 1972, come scadenza per rimuovere altre 45.000 unità americane dal Vietnam.

Nelle elezioni del 1972, la guerra fu nuovamente una delle principali questioni politiche negli USA. Un candidato contro la guerra, George McGovern, corse contro il Presidente Nixon. Il Segretario di Stato di Nixon, Henry Kissinger, dichiarò che la "pace era a portata di mano", poco prima che gli elettori si recassero alle urne, sferrando un colpo mortale alla campagna di McGovern, che già aveva affrontato una corsa in salita. Comunque, l'accordo di pace non venne firmato fino all'anno successivo, portanto molti a concludere che l'annuncio di Kissinger fosse solo uno stratagemma politico. I difensori di Kissinger asserirono che i negoziatori nordvietnamiti avevano utilizzato l'annuncio di Kissinger come un opportunità di mettere in imbarazzo l'amministrazione Nixon e indebolirla al tavolo delle trattative. L'addetto stampa della Casa Bianca, Ron Zeigler, il 30 novembre 1972 disse ai giornalisti che non ci sarebbero più stati annunci riguardanti il ritiro di truppe americane dal Vietnam, a causa del fatto che il loro livello era sceso sotto le 27.000 unità. Gli USA cessarono i bombardamenti sul Vietnam del Nord il 30 dicembre 1972.

La minaccia di una campagna di bombardamento delle dighe vietnamite che avrebbe distrutto le scorte di cibo, venne impiegata per indurre le forze del Vietnam del Nord a cedere. I dettagli di questa mossa iniziarono ad affiorare solo molto più tardi.

La fine della guerra

Il 15 gennaio 1973, citando i progressi nei negoziati di pace, Nixon annunciò la sospensione dell'azione offensiva nel Vietnam del Nord, che venne fatta seguire da un ritiro unilaterale delle truppe statunitensi dal Vietnam. Gli accordi di pace di Parigi vennero firmati il 27 gennaio 1973, il che pose ufficialmente fine all'intervento statunitense nel conflitto del Vietnam. Il primo prigioniero di guerra americano venne rilasciato l'11 febbraio e a tutti i soldati statunitensi venne ordinato di andarsene entro il 29 marzo. Contrariamente alle precedenti guerre americane, i soldati di ritorno in genere non vennero trattati come eroi, e i soldati vennero talvolta addirittura condannati per la loro partecipazione alla guerra.

L'accordo di pace non durò.


Civili sudvietnamiti si affannano per prendere l'ultimo elicottero statunitense che lascia il paese.
Anche se Nixon aveva promesso al Vietnam del Sud che avrebbe fornito supporto militare, nel caso di una situazione militare sgretolata, il Congresso votò contro ogni ulteriore sovvenzionamento dell'azione militare nella regione. Nixon stava anche lottando per la sua carriera politica, nel crescente scandalo Watergate. In questo modo, nessuno degli aiuti promessi ai sudvietnamiti era in arrivo. Anche se qualche piccolo aiuto economico continuò ad arrivare, la maggior parte venne incamerato da elementi corrotti del governo sudvietnamita, e poco venne effettivamente impiegato per lo sforzo bellico. Il 94° Congresso, alla fine, votò per un taglio totale di tutti gli aiuti, a partire dall'inizio dell'anno fiscale 1975-76 (1 luglio 1975). Allo stesso tempo gli aiuti al Vietnam del Nord da parte di URSS e Cina iniziarono ad aumentare, in quanto con l'abbandono degli americani, le due nazioni non vedevano più la guerra come importante per le loro relazioni con gli USA. L'equilibrio del potere pendeva decisamente dalla parte del Nord.

All'inizio del 1975 il Nord invase il Sud e consolidò rapidamente il suo controllo sulla nazione. Saigon venne catturata il 30 aprile 1975. Il Vietnam del Nord si unì al Vietnam del Sud il 2 luglio 1976, per formare la Repubblica Socialista del Vietnam. Saigon venne ribattezzata Città Ho Chi Minh, in onore dell'ex Presidente nordvietnamita. Centinaia di sostenitori del governo sudvietnamita vennero arrestati e giustiziati, molti di più vennero imprigionati. Il governo comunista resiste tutt'oggi.

Il 21 gennaio 1977 il presidente statunitense Jimmy Carter graziò praticamente tutti quelli che si erano sottratti alla coscrizione per la guerra del Vietnam.

Vittime

Stimare il numero di vittime del conflitto è estremamente difficile. Le registrazioni ufficiali sono difficili da reperire o inesistenti, e molti degli uccisi vennero letteralmente fatti a pezzi dai bombardamenti. Per molti anni i nordvietnamiti soppressero il vero numero delle loro perdite per motivi di propaganda. È altresi difficile dire chi vada contato come "vittima della guerra del Vietnam"; la gente muore ancora oggi a causa degli ordigni inesplosi, in particolare dalle bombe a grappolo. Gli effetti sull'ambiente prodotti dagli agenti chimici e i colossali problemi sociali causati da una nazione devastata, con così tanti morti, hanno sicuramente prodotto la perdita di ulteriori vite. Inoltre, i Khmer Rossi non avrebbero probabilmente preso il potere e commesso i loro massacri, se non ci fosse stata la destabilizzazione causata dalla guerra, in particolare dalle campagne di bombardamenti americani per 'ripulire i santuari' in Cambogia.

La più bassa stima delle vittime, basata su dichiarazioni nordvietnamite che vengono ora scartate dal Vietnam stesso, e di circa 1,5 milioni di vietnamiti uccisi. Il Vietnam ha rilasciato delle cifre, il 3 aprile 1995, che parlano di un milione di combattenti vietnamiti e 4 milioni di civili uccisi durante la guerra. L'accuratezza di queste cifre, in genere non è mai stata contestata. Non è chiaro quanti vietnamiti vennero feriti nel corso del conflitto.

Da parte degli americani, 58.226 vennero uccisi in azione o classificati come dispersi in azione. Altri 153.303 americani vennero feriti, dando un totale di 211.529. L'Esercito degli Stati Uniti si prese la maggior parte delle perdite, con 38.179 morti e 96.802 feriti; il Corpo dei Marines soffrì 14.836 morti e 51.392 feriti; la Marina 2.556 e 4.178; l'Aviazione subì le perdite più basse sia in termini di numeri che di percentuale, con 2.580 uccisi e 931 feriti.

Anche gli alleati degli americani subirono perdite. L'Australia perse quasi 500 uomini e 2.400 feriti su un totale di 47.000 soldati dispiegati in Vietnam. La Nuova Zelanda ebbe 38 morti e 187 feriti. La Tailandia ebbe 351 vittime. Le perdite della Corea del Sud furono quantomeno nell'ordine delle centinaia ma, come per le Filippine e in effetti la Tailandia, è difficile individuare cifre accurate per le loro perdite. Anche se il Canada non fu coinvolto nella guerra, decine di migliaia di canadesi si arruolarono nell'esercito statunitense e prestarono servizio in Vietnam. Tra i morti americani ci sono almeno 56 cittadini canadesi.

Nel periodo successivo alla guerra, molti americani arrivarono a pensare che alcuni dei 2.300 soldati americani elencati come "dispersi in azione", fosero in realtà stati fatti prigionieri dal Vietnam del Nord e trattenuti indefinitamente. "Disperso in azione" è un termine che si applica a soldati il cui status non può essere determinato attraverso una testimonianza oculare della loro morte, o tramite il recupero del corpo. Mentre poche prove credibili sono state fornite per questi fatti, i prigionieri di guerra emaciati (si pensi alla serie di Rambo), continuano a provocare rabbia in molti americani. I vietnamiti elencano oltre 200.000 dispersi, tra i loro soldati, e soldati "dispersi in azione" della prima e seconda guerra mondiale, continuano ad essere disseppelliti in Europa.

Sia durante che dopo la guerra, si ebbero significative violazioni dei diritti umani. Sia i nord che i sudvietnamiti detenevano molti prigionieri politici, molti dei quali vennero uccisi o torturati. Nel 1970, due membri del Congresso in visita nel Vietnam del Sud, scoprirono l'esistenza delle "gabbie di tigre", che erano piccole celle usate per torturare i prigionieri politici del Vietnam del Sud. Dopo la guerra, le azioni intraprese dai vincitori in Vietnam, compresi plotoni d'esecuzione, torture, campi di concentramento e "rieducazione", portarono all'esodo di centinaia di migliaia di vietnamiti. Molti di questi rifugiati scapparono con barche, facendo nascere il termine "boat people". Queste persone emigrarono verso Hong Kong, Francia, Stati Uniti, Canada, e altre nazioni, creando comunità di espatriati di dimensioni considerevoli, soprattutto negli USA.

Tra le molte vittime della guerra ci furono anche le persone che vivevano nella confinante Cambogia. Circa 600.000 morirono come risultato diretto delle campagne di bombardamento americane. Queste campagne portarono anche molti cambogiani nelle braccia dei Khmer Rossi, nazionalisti e comunisti, che presero il potere e continuarono a massacrare i loro oppositori (reali o presunti). Circa 1,7 milioni di cambogiani vennero assassinati o caddero vittime dell'inedia e delle malattie, prima che il regime venisse rovesciato dalle forze vietnamite nel 1979.

Molti effetti dell'animosità e del rancore generati durante la guerra del Vietnam, sono sentiti ancora oggi, tra coloro che vissero in quell'epoca turbolenta per la storia degli USA e dell'Indocina.

Analisi dell'impatto sugli Stati Uniti

La guerra del Vietnam ebbe molte ripercussioni a lungo termine sulla società statunitense e sulla sua politica estera.

In primo luogo, la guerra fu la prima significativa sconfitta militare degli USA. Ciò fu molto dannoso per la reputazione degli Stati Uniti di essere la prima superpotenza mondiale, che in precedenza era stata vista come praticamente invincibile. Le massicce perdite americane e la mancanza di una vittoria decisiva crearono anche un grande disgusto dell'opinione pubblica americana nei confronti delle guerre all'estero. In effetti, non fu che fino alla Guerra del Golfo, 18 anni dopo la fine della guerra del Vietnam, che gli Stati Uniti si sarebbero impegnati, con un numero paragonabile di soldati, a combattere in una nazione straniera.

Politicamente, la scarsa pianificazione della guerra e l'"assegno in bianco" alla legislazione, portarono il congresso a rivedere il modo in cui gli USA possono dichiarare guerra. A causa del montare della guerra del Vietnam, il Congresso passò la Risoluzione sui poteri di guerra del 1973, che ridusse la capacità del Presidente di impegnare truppe in azione, senza aver prima ottenuto l'approvazione del Congresso.

L'uso del defoliante noto come Agente Arancio, designato a distruggere i rifugi dei Viet Cong, continua a causare molte malattie e difetti alla nascita, per le persone che furono su entrambi i lati del conflitto.

Dal punto di vista sociale, la guerra fu un periodo chiave per molti giovani americani, specialmente per quelli della generazione del cosidetto baby boom. Per i dimostranti così come per i soldati, la guerra creò molte opinioni forti a riguardo della politica estera americana e della giustezza della guerra. Come risultato, la guerra del Vietnam fu significativa anche nel mostrare che l'opinione pubblica poteva influenzare la politica del governo, attraverso la mobilitazione e la protesta.

La guerra e le sue conseguenze portarono a una massiccia emigrazione dal Vietnam verso gli Stati Uniti. Questa comprendeva sia i figli di soldati americani e giovani donne sudvietnamite, che i rifugiati vietnamiti, che scapparono subito dopo la presa del potere da parte dei comunisti. Durante l'anno successivo, più di 1 milione di queste persone arrivò negli USA.

Nel 1982 iniziò la costruzione del Memoriale dei Veterani del Vietnam (conosciuto anche come 'Il Muro'). Si trova sul Mall di Washington DC adiacente al Lincoln Memorial. La "statua dei 3 soldati", qui raffigurata, venne aggiunta successivamente.

Aver prestato servizio nella guerra, anche se inizialmente impopolare, divenne presto rispettato, anche se la guerra in sé non lo fu. Aver prestato servizio divenne importante per l'elezione di molti politici americani; ad esempio, fu un fattore nell'elezione di John McCain, un ex prigioniero di guerra del Vietnam, al Senato. Il fatto che i Presidenti Bill Clinton e George W. Bush abbiano evitato il servizio militare in Vietnam fu fonte di controversia durante le loro rispettive campagne elettorali.

Dopo essere entrato in carica, Bill Clinton annunciò il desiderio di sanare le relazioni con il Vietnam. La sua amministrazione tolse le sanzioni economiche sulla nazione nel 1994, e nel maggio 1995 i due stati rinnovarono le relazioni diplomatiche, con gli USA che aprirono un'ambasciata sul suolo vietnamita per la prima volta dal 1975.

Elenchi

Principali operazioni militari della guerra del Vietnam con le date di inizio

Principali battaglie della guerra del Vietnam

Principali campagne di bombardamento della guerra del Vietnam

  • Operazione Pierce Arrow
  • Operazione Flaming Dart
  • Operazione Rolling Thunder
  • Operazione Linebacker

Figure di spicco della Guerra del Vietnam

Stati Uniti

Cambogia

Vietnam del Nord

Vietnam del Sud

  • Bao Dai
  • Duong Van Minh
  • Ngo Dinh Diem
  • Ngo Dinh Nhu
  • Nguyen Cao Ky
  • Nguyen Khanh
  • Nguyen Van Thieu

Articoli correlati

Ulteriori letture

  • Tiziano Terzani, Pelle di leopardo, Milano: Longanesi & C., 2000, ISBN 8830418846

GNU Fdl - it.Wikipedia.org




Google | 

Enciclopedia |  La Divina Commedia di Dante |  Mappa | : A |  B |  C |  D |  E |  F |  G |  H |  I |  J |  K |  L |  M |  N |  O |  P |  Q |  R |  S |  T |  U |  V |  W |  X |  Y |  Z |